Un album doppio. Per giunta in vinile: una scelta di campo, netta e temeraria. Alla faccia della musica liquida. Una questione di qualità, nient’altro che una questione di qualità. Necessaria per ripartire, scrutando gli orizzonti abituali. Provando a spingersi oltre.
La Batteria e il cinema, un legame inscindibile, lampante sin dall’album di esordio, ribadito tre anni or sono dalla rivisitazione della colonna sonora di “Amore Tossico”, il film maledetto di Claudio Caligari. Il nuovo capitolo firmato dal collettivo romano riprende le atmosfere cinematiche sviscerate nel passato centrifugandole tra le recenti esperienze dei quattro componenti della band, reduci da collaborazioni importanti, e diverse tra di loro, come quelle vissute con La Fonderia, Colle der Fomento, Orchestra di Piazza Vittorio, Evandro Dos Reis. “Batteria II” è il frutto di una bella contaminazione, immersa in atmosfere che passano indenni tra i barocchismi latenti di estrazione prog per abbracciare la psichedelia, passando il funk e i chitarroni hard, l’italo-disco e i ritmi latini. Diciotto episodi perfetti da inserire all’interno del bianco e nero di un vecchio sceneggiato Rai, in un poliziottesco d’annata, in un soft porno, in un horror o in una qualche pellicola sperimentale, girata con l’obiettivo di alterare gli stati di coscienza. Un disco in grado di evocare suggestioni visive legate agli anni ’70, il decennio di maggior fulgore per il cinema di genere tricolore e le relative sonorizzazioni. Numi tutelari: Umberto Lenzi, Sergio Martino, Maurizio Merli, Luc Merenda, Piero Umiliani, Alessandro Alessandroni… Anni d’oro, che la Batteria visita senza nostalgia, affidandosi a suoni ben ancorati al nuovo secolo. Una tradizione, quella della musica per immagini, affrontata con personalità, senza la pretesa di emulare a tutti costi ma con il dovuto rispetto per chi li ha preceduti. Un gran bell’album, insomma.
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