Un gradevole accompagnamento per una serata riflessiva che, se da un lato non farà gridare al miracolo, dall'altro saprà convincere grazie ad alcune buone esecuzioni.
Creare un disco di musica interamente strumentale comporta una serie di difficoltà aggiuntive, rispetto alla composizione di un disco che preveda l’utilizzo della voce. Quest’ultima, infatti, tende a catalizzare l’attenzione degli ascoltatori; una voce curata permette di far passare in secondo piano una musica non esattamente memorabile. In un disco strumentale questo non si verifica, e di conseguenza le eventuali problematiche musicali saltano subito all’orecchio.
È questo il caso di Eternal Journey? Sì e no. Nel corso del disco, i brani che più si fanno apprezzare sono quelli in cui emergono le capacità di pianista di Zephiroom (al secolo Gianluca Rizzo): lì si rivela la qualità sia della composizione che dell’esecuzione, e tracce come “Delicacy” e “Resistance” sono tra i momenti meglio riusciti dell’album. Il disco diventa però meno convincente quando emerge il suo lato prog-sinfonico: le numerose divagazioni elettroniche, per quanto anche singolarmente apprezzabili (“Sunrise”), non riescono a costruire un’atmosfera che coinvolga l’ascoltatore, risultando prive di mordente.
In definitiva, un disco non memorabile, ma che senz’altro può fornire un piacevole tappeto sonoro sul quale far danzare i propri pensieri durante una serata di relax.
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La recensione Eternal Journey di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-06-09 18:42:49
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