Fondato sulla quotidianità e la “napoletanità”: “Non c’è un cazzo da ridere” dei TheRivati è un concept album che si compone come una serie televisiva. Per questo, i video del disco, oltre al nome della canzone, sono stati etichettati con “episodio”, con tanto di “finale di stagione”.
L’obiettivo dei TheRivati, dopo il precedente disco, è quello di continuare a diffondere la “napoletanità” con il movimento del “Neapolitan power”. Abbracciando questo movimento uniscono alla musicalità della lingua partenopea il groove black, fatto di una commistione tra blues e afro, con sfumature che muovono dall’afro e dalla black music, passando per il funk e rimandi al sax di Kamasi Washington.
Grazie all’autoproduzione si godono il lusso della libertà: un po’ per la scelta del genere, un po’ inserendo la parola “cazzo” nel titolo, un po’ per inserire gli interludi... una scelta in voga tra gli anni ‘70 e gli anni ‘90 che oggi non è più molto diffusa, vuoi anche per la riproduzione casuale di Spotify...
La Musica è bella perché, in quanto prodotto creativo, è espressione di libertà, e ai TheRivati piace essere liberi: dalla scelta dei suoni a quella della lingua e dei temi. Dopo una dichiarazione piuttosto schietta nel titolo “Non c’è un cazzo da ridere”, i TheRivati affrontano temi della realtà e della quotidianità: tra questi anche il Bataclan… Provate ad ascoltarli per entrare nel mood giusto.
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