Il mondo dei Kavod è un mondo oscuro, in perenne lotta tra le forze del bene e quelle del male, finché la “ruota del tempo” non deciderà di fermarsi
Prima ancora di cominciare ad ascoltare “Wheel Of Time”, primo ep dei perugini Kavod, sembrano subito evidenti i richiami alla letteratura, con Robert Jordan e la sua saga intitolata appunto “The Wheel Of Time”, e alla religione, con i titoli di ben due dei tre brani proposti, ovvero “Samsara” e “Mahatma” (di quest’ultimo è presente nell’ep anche una versione live). Il terzo brano si intitola “Absolution”, che, sebbene non sia un termine collegato direttamente alla religione, può essere facilmente riferito ad essa nel senso di assoluzione dal dolore e dal peccato.
Non stupisce perciò, avviandoci all’ascolto, di trovarci di fronte ad un disco complesso, breve ma articolato su più fronti, da quello prettamente musicale a quello tematico fino a quello simbolico.
“Wheel Of Time” suona come una messa, un sabba entro il quale si svolge una danza oscura, liberatoria, misteriosa e arcana, che procede cadenzata e lenta per produrre allucinazioni mistiche e rivelatorie.
La ripetizione delle frasi, dei riff, dei ritmi, non è qui intesa – come dicevano i latini – per “giovare” bensì per evocare, trasmettendo un male necessario, uno straniamento utile a smascherare i propri demoni e ritrovare l’essenza originaria di se stessi.
La dilatazione dei suoni, delle singole lettere cantate, degli effetti che qua e là si affacciano, corrisponde alla dilatazione del tempo, ad un rallentamento del vorticoso scorrere della sua “ruota” per dare alle anime il tempo (appunto) di meditare sulla propria condizione.
La chiave che apre la serratura della porta blindata dei Kavod è forgiata con il fuoco dell’ossessione psichedelica e già con questo breve ep si riesce ad entrare nel loro mondo in perenne lotta tra luce e oscurità.
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La recensione Wheel Of Time di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-06-25 13:13:18
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