Stesa fra “le lenzuola messe ad asciugare all’aria d’autunno” – per citare un inciso dalle liriche - ascolto il loro ultimo lavoro. Un promo dalle lodevoli espressioni lo-fi che richiede ascolto ripetuto: l’impatto mi disorienta. Ridondanza di riferimenti in input. Un intento noize poco delineato relativamente all’output, sebbene “noize” e “delineato” siano per loro natura poco avvezzi alla convivenza. Tuttavia un gruppo che propone pezzi propri deve avere presumibilmente come obiettivo primario, una risultante conchiusa, circolare. Qui si avverte subito un po’ di instabilità.
Ricerche talvolta sforzate nelle tensioni armoniche, soprattutto nelle elucubrazioni della chitarra, che nel primo brano addirittura riescono a sapere di prog ’70, sensazione comunicata anche dai cambi repentini di tempo. ("Ancora sotto vetro" in particolare ha un riffettino di chitarra che fa venire subito in mente gli Yes, alla “Close o the edge”, per intenderci). In loop dunque i brani per cercare di assimilarli, e comincia a delinearsi un’ impressione: l’intento è sicuramente molto articolato, ma porta alla dispersione. Frequenze di gioventù sonica, senza dilungarsi sulla scia di tutto quello che è stato a seguire nell’indie struggente di Cristiano Godano e compagnia bella. I testi sono curati e coerenti all’andamento della musica, ovvero a volte “mordono” troppo, esagerando nelle immagini.
Mi sono fatta un giretto anche nel sito, per scaricare il materiale (pertanto non posso descrivere l’odore del pacco) e mi sembra di vedere nell’artwork del cd e nel sito molta finezza. Ma questo è grasso che cola rispetto alle tracce.
Quanto ai suoni: “Pareti di lana” è un dignitosissimo prodotto artigianale, anche se nella scelta dei supporti non sembra emergere un obiettivo sonoro, o per lo meno questo non arriva. Un prodotto flat, dunque.
E’ il lavoro di una band in movimento da tempo. Sicuramente gli aspetti qui oggetto di critica sono stati selezionati dalla band con cognizione di causa. Tuttavia sensazione è che si debba avvertire maggiormente un’urgenza di identità.
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La recensione Pareti Di Lana di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-11-05 00:00:00
COMMENTI (1)
Gli Yes non c'è li sento. Per il prog ci dovrebbe essere la tastiera e le costruzioni sono più slowcore.
Magari sembrano più spostati verso gli Unwound o i lavori americani anni '90, robe tipo "You're living all over me".