Sicko: il loro album omonimo è fedele alle origini ma è anche aggiornato negli intenti, tra grunge ruvido e suoni corposi e moderni
Un album omonimo ricco di sfumature e di meticolosa ricerca sonora per i Sicko, che sfornano dieci tracce figlie degli anni 90 e soprattutto del grunge più tenebroso e ruvido che girava per Seattle all’epoca, aggiornandolo con suoni più corposi, puliti e penetranti, che asciugano le lacrime della nostalgia e lasciano intravedere un futuro ancora roseo per un genere diversamente giovane.
A partire da “Rather be”, traccia che apre questo disco, sembra di essere proiettati ad una festa alternativa, in cui, tra fumo e luci psichedeliche, si esibiscono i fantasmi dei capostipiti del genere, jammando insieme per un’unica lunga meravigliosa notte. Tornano così alla mente i vari Soundgarden, Pearl Jam, Nirvana, Temple Of The Dog ma anche episodi post-grunge/alt-metal a cavallo del terzo millennio, che si sono impossessati delle anime di Alberto Milani (voce e chitarra), Martina Rover (chitarra), Giovanni Gorgoni (basso) e Jessica Birsa (batteria) e hanno armonizzato i reciproci istinti dando vita ad una creatura musicale potente e autentica.
Il punto di forza di questa band è inoltre la capacità di comporre brani fedeli alle origini ma sempre rielaborati con il proprio gusto personale, che riesce a renderli parte di una scena ma senza per questo seguirne pedissequamente le orme. Come martelli pneumatici le distorsioni si impongono occupando il cuore pulsante dei brani, che rivestono comunque il loro organo vitale con strati di melodie ricercate, una sezione ritmica montante e assoli non scontati, trame che si consolidano tra loro dando vita ad un luogo più che ospitale in cui inserire la calda e graffiante voce del cantante, decisa e coinvolgente sia nei momenti più ruggenti che in quelli più morbidi.
Un ottimo disco per una band che ci invidieranno all’estero.
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La recensione SICKO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-13 10:53:22
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