Sonny Rollins, Horace Silver, Dexter Gordon, Pat Metheny, Wayne Shorter, Theolonius Monk, John Coltrane: basta scorrere i nomi delle tracce di ‘My Name Is’ per riconoscere i nomi di battesimo di alcuni grandi del jazz, dai numi tutelari del bop ai maestri della fusion e del free jazz, ed entrare subito nello spirito di questo lavoro in studio dei Peppe Santangelo Nu Quartet: quello di omaggiare la storia del jazz catturando atmosfere e schegge di musica dai mostri sacri del genere, come frammenti di standard, reinterpretandole e inserendole nella cornice di composizioni inedite dallo stile contemporaneo e libero. Un proposito certamente ambizioso, ma conforme, d’altronde, all’evoluzione di un genere che ha sempre visto proprio nell’interpretazione degli standard uno dei motori principali. Nei nove brani scorrono stili diversi, da bebop (’Horace’) alla fusion (Chris), ben amalgamati nello stile personale di Santangelo e soci, un jazz contemporaneo ricco di groove e melodia su cui svettano le prestazioni soliste del sassofonista siciliano (’Horace’, il personale manifesto funk di Peppe’s Groove), ma in cui tutti gli strumentisti (Gabriele Orsi all chitarra, Yazan Greselin alle tastiere e Francesco Di Lenge alle pelli) riescono a ritagliarsi momenti di protagonismo; uno su tutti, la lunga cavalcata iniziale ’Sonny Rollins’, ottimo biglietto da visita e punta di diamante del disco.
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