Coi piedi a Palermo e il cuore a New York, i Bye Bye Japan affondano le radici del loro sound nel pieno dei novanta, tra malinconie noise e intarsi no wave, per un disco che trascina tra ricordi e alt-rock con attitudine un po' grunge e un obiettivo non sempre a fuoco. "In the Cave" è un prodotto ben confezionato e carico di energia, dove la voce di Kimberly Mangano sa farsi portatrice di un discorso che attinge nel post-punk, nella seduzione pura e nel perdere con cura il controllo, spaziando tra leggere ballate pop ("R-Shine", "The Bump"), crescendo rabbiosi e secchi ("Brazzaville") e ritmiche ipnotiche e nervose ("Polly Jean Becker"), mantenendo sullo sfondo presenze costanti come i Sonic Youth, senza dimenticare la lezione dei Nirvana e certi guizzi à la Pixies.
Una bella voce quella di Kimberly, che cerca di rendere personale una materia sonora che purtroppo manca proprio di originalità, non riuscendo a superare i propri riferimenti per conquistare un vivido sound contemporaneo, e mescolando visioni non sempre coerenti -in alcuni brani si cerca disperatamente la melodia, in altri l'esatto contrario. C'è un potenziale e ci sono anche molte idee, ma è necessario sganciarsi da un ricco background per guardare avanti, e trovare una strada centrata che non sia già stata lungamente percorsa in passato.
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