Le unghie affilate dei brani di “Lies To Stars”, il nuovo capitolo targato Love In Elevator, provocano escoriazioni prima superficiali poi sempre più profonde nella pelle, lacerando nota dopo nota, pezzo dopo pezzo, fino a far insinuare i nuovi brani del combo veneziano nel nostro centro pulsante, lasciandoli da lì scorrere liberi e brucianti dentro il nostro sangue.
Dieci nuove canzoni che conservano il songwriting oscuro e deviato a cui la band di Anna Carazzai ci ha abituati sin dagli esordi (benché declinandolo di volta in volta in modo sempre sensibilmente diverso) e che, per l’occasione, si spingono oltre i confini della musica e mostrano anche un altro lato di se stesse, una trasposizione in immagini del mood che ciascun brano trasmette, attraverso il contributo di dieci diverse artiste, una per ogni pezzo del disco, che hanno riletto visivamente (con disegni, quadri, fotografie…) i pezzi di “Lies To Stars”.
Per quanto riguarda i brani, sinistri presagi si affacciano nell’oscurità sonora del disco producendo subito un effetto lisergico, accompagnato mano nella mano dalle linee melodiche alienanti e dagli obliqui paesaggi strumentali (su tutti si erge possente “Cut”, che si apre sghemba e barcollante, poi rallenta, respira, digrigna i denti e apre il fuoco).
La fusione di post-punk e noise, qui stretti come non mai in un solo corpo, sudato e allucinato – per opera delle loro irrefrenabili pulsioni elettroniche e psichedeliche – e i testi dalla poetica spudorata e impetuosa, fanno di “Lies To Stars” una claustrofobica navicella spaziale di chitarre abrasive, synth galattici e una sezione ritmica infuocata che produce benzina per il motore, trasportandoci in un viaggio turbolento ma liberatorio, fuori dalle gabbie costruite dalla nostra mente.
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