Una sintesi di Portishead, Cardigans e Depeche Mode in chiave moderna per i Pinhdar, nuova band di due vecchie conoscenze della musica made in Italy
Cecilia Miradoli e Max Terenzi non sono affatto nuovi al panorama musicale italiano, che ha avuto modo di conoscerli e apprezzarli un paio di decenni fa con il progetto Nomoredolls e poi successivamente come organizzatori di A Night Like This, festival che da alcuni anni si svolge a Chiaverano, in provincia di Torino, e propone sempre una rosa di artisti all’avanguardia. Tutte queste esperienze hanno permesso ai due artisti di maturare una conoscenza amplificata di quanto avviene ultimamente nel mondo della musica e queste avventure artistiche (sia quelle in prima linea che quelle dietro le quinte) sono andate poi a riassumersi nelle sonorità di questo primo episodio sulla lunga distanza che il duo propone con il moniker di Pinhdar.
Frasi di synth ossessive e insistenti si armonizzano tra loro in un vortice ipnotico mentre la voce di Cecilia sembra andare a consolarsi nell’ugola di Beth Gibbons nell’opening track nonché primo singolo estratto da questo disco, “Toy”, che descrive scene sensuali e altrettanto tormentate. Per accompagnare “Toy” è stato realizzato anche un videoclip a cura di Alessandro Nassiri Tabibzadeh e Samuele Romano, ambientato all’interno di una mostra d’arte in cui una donna suo malgrado diventa per i presenti parte degli oggetti in esposizione perdendo il suo status di individuo con sentimenti propri, sottolineando così la mancanza d’empatia che spesso muove con noncuranza i gesti e i pensieri quotidiani.
I ritmi rallentano con la successiva “Awful heart”, uno degli episodi più completi e magnetici del combo, in cui si rincara la dose di rock della formula iniziale condensando i suoi fumi in un brano a luci soffuse e dai contorni Nineties. Insieme ad esso, i pezzi più coinvolgenti e maggiormente messi a fuoco sono “Amy”, con il suo ritornello memorabile e lo sfogo strumentale finale, e “The Cosmic Tune”, forse il più pop tra questi brani ma rassicurante proprio grazie alla sua delicatezza.
I Pinhdar si potrebbero definire come una sintesi di Portishead, Cardigans e Depeche Mode in chiave moderna ma in realtà sono molto di più e questo lavoro ha tutta l’aria di essere, più che una cometa, un vero e proprio nuovo inizio. O almeno lo speriamo.
---
La recensione Pinhdar di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-12-14 15:30:44
COMMENTI