Fabio Zuffanti compone, suona e fornisce il proprio contributo ai testi, al resto pensa un gruppo di vecchi e nuovi amici. Come Livio Magnini, già con i Bluvertigo, responsabile della produzione artistica, a seguire il cantautore Fabio Cinti alla voce solista, poi Piergiorgio Pardo (in quota Egokid) a collaborare alla parte testuale ed Enrico Gabrielli alle illustrazioni dell’artwork. Tutti insieme a girare attorno al concetto di prog e alla sua filosofia, con l’intenzione di contaminarsi a vicenda, di fondere stili, umori, abbattere steccati.
Zuffanti di rock progressivo se ne intende, poco ma sicuro, ma l’incontro con Livio Magnini è stato fondamentale per allargare le sue già estese visioni. E per l’edificazione di “In/Out”. Manipolazioni, sperimentazioni, destrutturazioni, lanci senza paracadute per dare alla luce un suono spesso straniante (“I-O coda” ne è l’esempio più logico), figlio dell’elettronica in stile Franco Battiato anni ’90, di un certo tipo di avanguardia (“Fase uno”, con il violino di Nicola Manzan), di istinti psichedelici (“Frantumazione”) o dark. Ma c’è spazio anche per il cantautorato, per il pop, per un pizzico di malinconia (“Gli inconsolabili”), persino per qualche divagazione hard, con la voce di Fabio Cinti (una sorta di ibrido tra il già citato Battiato e Aldo Tagliapietra) nel ruolo di collante. Di tutto un po', insomma, compreso un pizzico di ambizione: manca solo quel po’ di omogeneità, ma Zuffanti e soci hanno preferito non badare a certe sottigliezze. Perché quando si ha intenzione di sperimentare, si sperimenta e basta. Mettendosi in gioco sino in fondo.
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