Tra Ligabue e Vasco, un album dal rock tradizionale alla ricerca del proprio posto nel mondo
Luciano Tarullo è l’artista di cui vi parliamo oggi: un incrocio tra Ligabue e Vasco, fedelissimo cultore del rock più tradizionale, autore, musicista, arrangiatore di sé stesso. La storia dell’album coincide con la sua vicenda artistica, poiché “L’isola” rappresenta la sintesi di un processo compositivo che parte da lontano. In tal senso, all’ascolto, qualcosa di acerbo si avverte in alcuni passaggi lirici e una certa maturazione è visibile in altri. Ciò risulta vero soprattutto in merito ai contenuti, tuttavia, resta abbastanza uniforme la posa rock che per tutto il disco non subisce sostanziali modifiche. Tarullo comincia a scrivere testi giovanissimo e continua a scriverne; raccoglie i suoi pensieri in questo album che diventa il resoconto di un viaggio esistenziale dentro e fuori di sé. “L’isola” è l’approdo in una terra di solitudine conquistata, che non fa più paura - sembra dirci l’autore lungo il suo cammino. Attenzione però a non risultare troppo retorici e scontati, soprattutto quando è il giovane ragazzo a parlare del mondo.
Il rock di Vasco caratterizza “E’ così che va il mondo” in cui tutti sono bravi a parlare, a sorridere, a farsi comandare, a obbedire. Come una lotta dell’uomo sull’uomo, l’odierna società prescrive ricette e fa solo calcoli, senza porsi domande sul senso dell’esistenza. Così si ha paura del futuro e di non sentirsi in sicurezza. “Il senso di noi” si pone come una ricerca del proprio posto nel mondo misurando la realtà, non soltanto per come appare, ma per il mistero che potrebbe svelarci, al di là delle ipocrisie e delle bugie mediatiche. Al centro del tutto, appare “l’isola”: un approdo pacifico, un cuore fermo nel mezzo di questi mari burrascosi. La musica si distende, la melodia si fa meno tesa, ma è il tempo di un attimo perché di nuovo ci si sente con “le spalle al muro”, con le mani legate, con le pistole addosso, di fronte a vetri offuscati da false promesse. “Tu da che parte stai”?: un lamento rock attraversa il cielo in cui si nasce (“Benvenuto”) e in cui si muore (“Come un angelo senz’ali”), lasciandoci perplessi sui testi, troppo lacrimosi. Di nuovo il piglio rock a concludere un racconto di formazione in cui è “il tempo” a svelare chi siamo e “quello che resta di noi”.
L’album di oggi è il resoconto di un viaggio che è la vita. La strada da percorrere è ancora lunga; a tratti il cammino è già stato tracciato da altri, a volte si fa impervio e scomodo ma, avendo chiara la meta, con tanta buona volontà, si raggiunge la destinazione.
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La recensione L'ISOLA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-08-03 13:17:18
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