Contrariamente a quanto il loro nome potrebbe suggerire, gli En Declin godono di buona salute, e questo album registrato a dieci anni di distanza dal precedente è qui per testimoniarlo.
Qualche anno fa lessi un libro nel quale uno dei personaggi principali si era dato come ragione di vita quella di descrivere i limiti del mare. Un’impresa vana, sciocca, della quale forse ridere compassionevolmente. Eppure è così che mi sono sentito durante l’ascolto di “A Possible Human Drift Scenario”, nuovo album degli En Declin uscito a dieci anni esatti dal precedente “Domino/Consequence”: il pensiero di dover parlare di questo disco, e quindi in un certo senso di descriverlo e limitarlo, mi sembrava (e mi sembra tuttora) una fatica degna di quella di Sisifo, nella quale però è necessario cimentarsi.
“A Possible Human Drift Scenario” è un disco tanto vasto e profondo quanto insidioso: quasi cinquanta minuti di post-rock che oscilla tra momenti eterei e dilatati (“Gea” potrebbe benissimo essere una traccia degli ultimi Deftones) ed altri in cui la spinta sull’acceleratore si fa sentire (come nell’incalzante opening track “It’s Time to Give It the Boot”); il risultato sembra costruito appositamente per far perdere all’incauto ascoltatore ogni punto di riferimento, con tutti i pregi e i difetti del caso. Se da un lato infatti è dolce naufragare in questo mare (e ciò è testimoniato da episodi come “Mr. Lamb”, caratterizzata nel finale da uno di quei loop che si spera non terminino mai), dall’altro bisogna riconoscere che non si tratta di un ascolto facile, e che se affrontato con leggerezza c’è il rischio di farsene cogliere impreparati e di non riuscire perciò ad apprezzarlo pienamente –a non immergersi nelle sue profondità, o a farsene soffocare imprudentemente. Ma se non si ha paura di tuffarsi, se si vuole andare a fondo, “A Possible Human Drift Scenario” è un disco che saprà soddisfarvi.
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La recensione A Possible Human Drift Scenario di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-15 10:48:29
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