Ovvio che se vieni da Genova e ti chiami De Android hai già la nostra attenzione, di base proprio. Se poi realizzi pure un disco come questo, omonimo, allora "tu", duo dream-pop, "ti" merita un'analisi un po' più approfondita. Già perché il gruppo formato da Stefano Agnini (tastiere e voce) e Serena Zanardi (voce) è qualcosa di prezioso nel panorama musicale italiano odierno: l'orizzonte infatti guarda, al contempo, alla Francia degli Stereolab e alla Scozia dei Glasvegas, facendo tornare di attualità il dream-pop che, va detto, almeno nella nostra Penisola faceva un po' di fatica negli ultimi anni. E invece no, arrivano i De Android che con pezzi come "Begato 9", nome che forse ai non genovesi dice poco ma che in realtà rappresenta uno dei luoghi, nonostante tutto, simbolo dell'edilizia popolare italiana degli anni Settanta. Ecco allora che da quest'orizzonte metropolitano i De Android ci portano per mano in un viaggio fatto di arrangiamenti super-eleganti, anche à la Matia Bazar anni '80 (specialmente per quanto riguarda la parte vocale) e di suoni sintetici sempre di gran classe. Siamo insomma di fronte ad un piccolo/grande album d'esordio che, al di fuori delle mode, musicali e non, si impone anche per la sua energia, un po' sfrontata, di inserire quasi a forza la citazione dotta, il rimando a questo o quel pensatore del primo Novecento o all'utilizzo di una parola straniera tanto per, come del resto ha insegnato il maestro Battiato. Quindi, a conti fatti, ci siamo proprio divertiti a partire da Genova per esplorare la parte elegante di questo nostro mondo in compagnia dei De Android.
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