Con il loro terzo disco, “Est”, gli Unsense si confermano una tenebrosa e solida realtà su cui il rock nostrano ormai sa di poter contare
Gli Unsense sono quella tenebrosa e solida realtà su cui il rock nostrano ormai sa di poter contare. Dopo un paio di album, “Il pifferaio di Pandora” (2010) e “Betelgeuse” (2015), che hanno tracciato la rotta verso questa nuova costellazione chiamata Unsense – in cui tutto ha un suo “senso” completamente estraneo a quello della logica comune e più vicino all’inconscio – giunge il terzo lavoro sulla lunga distanza, “Est”, che è come una prima meta che si illumina all’orizzonte.
“Est” è un disco maturo e ricco di suspance, “è un grido di speranza”, come sottolinea la band di Varese nella presentazione, perché nasce da uno sguardo esterrefatto di fronte ad una realtà sparata a tutta velocità contro un futuro agghiacciante, virtuale, devastante, che rischia di mandare in frantumi tutti gli ideali e i rapporti sinceri.
Su trame alternative rock puntellate da quel gusto cupo e psichedelico che ha contraddistinto questo gruppo sin dagli esordi, in “Est” sfilano uno dietro l’altro sette nuovi brani che scintillano nell’oscurità con la loro poesia e il loro passo felpato ma sicuro, mostrando la vena compositiva visionaria degli Unsense concretizzarsi attraverso l’eleganza di suoni foschi e magnetici, con testi onirici che disegnano scene crepuscolari, sospese tra passato e futuro, tra sogno e realtà, tra questo mondo e il prossimo.
Il “grido di speranza” di “Est” si muove in scenografie sonore drammatiche e apocalittiche ma non cede al vittimismo e piuttosto la sua forza risiede proprio nel tentativo pressante di capovolgerle e renderle qualcosa di meglio, un panorama più “umano” in cui vivere, anche a miliardi di anni luce da qui.
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La recensione EST di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-06-27 19:05:34
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