Ecco un esempio perfetto di come prendere spunto da artisti del passato recente senza suonare come una brutta, scricchiolante e macchinosa copia: ce lo offrono i Bayan da Roma (in realtà tutti fiorentini, città in cui si concentra anche l'attività live) con questi quattro pezzi scaricabili gratuitamente dal loro sito web, in cui l'eleganza di un Buckley junior e strutture melodiche che ricordano gli Alice in Chains si uniscono senza attrito alcuno e senza che i numi tutelari bussino troppo insistentemente per chiedere il conto. Se del buon Jeff infatti si parla non tanto per l' ispirazione strettamente musicale quanto per possibili similitudini sul piano della raffinatezza sonora, a chiamare in causa la band di Seattle una volta tanto non ci pensano nè tiritere grunge-revival (perchè qui di grunge se ne parla poco o pochissimo) nè voci staleyane, nè atmosfere ruvide e funerarie, ma chitarre che si tuffano senza timore in brevi assoli ornamentali che richiamano chiaramente lo stile di Jerry Cantrell.
Splendide soprattutto le prime due, "Errata", ricca di sprazzi acustici e semi-bucolici (un pò Blind Melon se vogliamo), e "There", che parte quieta per poi concludersi in un turbine di distorsioni ed effetti; interessante anche "Complete me", in pratica la bossanova che Buckley non ha avuto il tempo di realizzare.
I Bayan hanno non solo classe da vendere e buona tecnica, ma soprattutto l'abilità di realizzare qualcosa di interessante e riconoscibile in un territorio minato in cui quasi tutti finiscono per rievocare Pearl Jam, Soundgarden o i sopracitati. Continuate così.
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La recensione Bayan 2004 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-10-09 00:00:00
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