Che il termine 'exuviae' significasse resti fossili o spoglia di serpi, non me lo sarei mai potuto immaginare. Così ci hanno pensato i RED EYE, consci (?) della mia (nostra) difficoltà interpretativa, a scrivere dietro il cd il significato della parola scelta a rappresentare i loro assemblaggi sonori.
E anche in questo caso stiamo parlando di un'opera prima, se si escludono due demo (l'omonimo del 1995 e "Quattro" dell'anno successivo), che a detta del gruppo risultano un po' acerbi e registrati in maniera tutt'altro che eccellente. Allora ben venga questa registrazione professionale, dove oltre a una più che buona qualità del suono, si percepisce che i Red Eye hanno intuito la grande possibilità che danno i masterizzatori per diffondere la musica. Certo è vero che bisogna pure fare i conti con la distribuzione, ma se non si comincia....
E veniamo a parlare dell'album: 6 pezzi per quasi 40 minuti di materia musicale che neanche lo stesso gruppo riesce a definire; espressioni come 'minestrone sonoro' o 'crossover post-moderno' sono tanto buoni per inquadrare il suono della band, quanto traditori agli occhi di un possibile approccio all'album. Perciò è meglio chiarire il tutto in termini di musica, a partire dai gruppi che hanno invitato i RED EYE a suonare come 'spalla': Afa, Santo Niente, Splatterpink, Diathriba e Subsonica; tutte formazioni che nel sottobosco rock dicono la loro, e di certo avranno apprezzato il lavoro del gruppo emiliano, teso, ancora una volta, a sintetizzare chitarre e effetti di macchine nei solchi di un cd.
La loro proposta si fa ascoltare, pur avendo combinazioni nuove, visto l'uso che fanno di samples, una spezia in più del loro minestrone. Certe chitarre (molte, a dire la verità!), sono in bilico tra le intuizioni di Omar Pedrini e le atmosfere taglienti dei Ritmo Tribale. Un po' arduo come tentativo, ma fin dalla prima traccia ("Desiderio") si riescono a cogliere questi vaghi riferimenti.
Le 'voci' di Giut sono filtrate, masturbate e continuamente rielaborate; per altri aspetti sarebbero da chiamare in causa pure i Bluvertigo, non foss'altro che preferisco i RED EYE alla band di Morgan. Un pezzo come "Sono ancora vivo", causa della mia riscoperta di "17 re", i Bluveritgo devono ancora scriverlo: una ballata ipnotica che merita veramente tanto, e che ha molta psichedelia fra le trame. Gli altri brani sono molto più contorti musicalmente, e forse solo "L'aria" ha suoni 'facili' che si addicono ad una canzone d'amore come questa. "Dalla luna" è invece una bella scarica adrenalinica, con un riff di chitarra in bella evidenza. I due pezzi rimanenti sono molto diversi fra loro: "Nudo e confuso" ha accenti di hard-rock, mentre "Dal '97" è costruito sul suono della chitarra acustica rinforzata dagli effetti e da una ritmica che prende il sopravvento al passare dei secondi.
In definitiva questo 'Exuviae' dimostra non solo la vitalità dei RED EYE, ma anche una maturità compositiva difficile da cogliere nelle proposte musicali di formazioni nate negli anni '90 nello Stivale.
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