9 pezzi che oscillano tra rap, tra e cantautorato in perfetta salsa itpop
"Alla fine volevo solo pagare una cena a mia madre", disco d'esordio del giovanissimo rapper romano Giorgio Di Mario, alias Bucha, è uno dei progetti più interessanti che si possono ascoltare in giro nella scena underground nostrana.
L'album è composto da 9 pezzi che oscillano tra rap, trap e cantautorato in perfetta salsa itpop, che rendono le canzoni fresche e orecchiabili, immediate e ricche di spunti. Il brano d'apertura, "Rivoluzione", convince al primo ascolto per testo, melodia e contesto autobiografico che mette subito a nudo l'artista. Niente male la produzione, niente male la veste delle canzoni, perfettamente in grado di oscillare tra le ritmiche da tormentone di "Ti ho vista dove" e la malinconia di "500". Molto interessanti anche i passaggi più oscuri, come per esempio "Surrealisti", che si muove benissimo nel suo essere sospesa tra un beat classico e un tappeto elettronico abbastanza dark. "Capodoglio 216", il brano di chiusura e anche quello più lungo del disco, è certamente anche uno dei migliori dell'album: abbondanza di finezze nel testo e nella musica che lasciano abbastanza soddisfatti di un esordio che promette certamente benissimo.
---
La recensione Alla fine volevo solo pagare una cena a mia madre di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-08-26 17:57:17
COMMENTI