"Atacama" è un disco che unisce la world music e la canzone d'autore. E' un viaggio verso luoghi inospitali dove rintracciare bellezza.
Il viaggio ci conduce sempre lontano; è anatomia dell’anima. Anche la vita è viaggio, il pensiero pure è in viaggio; tutto si muove perché nulla rimane immutato. Che bella sensazione quando è la musica a farci spostare da un capo all’altro del mondo, dando senso alla nostra ricerca. Ci fa sentire pionieri in avanscoperta, pur restando fermi. L’album di Alessio Arena è questa roba qui; inciso tra Santiago del Cile, Barcellona e Napoli rappresenta un bel punto d’incontro tra due generi distinti: la world music e la canzone d’autore. Proprio come un porto d’attracco tra culture differenti, “Atacama!” parla di incontri, scambi, umanità; lo spagnolo e il napoletano entrano in contatto e ispirazioni tex mex, gipsy, latine, aprono scenari multietnici.
Di Alessio Arena sappiamo che non è un esordiente; già vincitore di Musicultura 2013 e un album candidato alla Targa Tenco come miglior disco d’esordio nel 2014, è un giovane autore di riconosciuto talento. I suoi dischi amano sperimentare sonorità di frontiera utilizzando la chitarra come strumento base (classica, acustica, slide, manouche) e poi il violoncello, la tromba, il charango, il piano rhodes. Se dovessimo pensare a dei riferimenti citeremmo alcune produzioni di Capossela e alcune atmosfere di Mannarino, ma ciò che risulta unico per Arena è l’abilità di giocare con lingue diverse entro un quadro melodico meno caciarone e più misurato. Così ascoltiamo “La orilla”, “Diablada”, “El hombre que vuelan” “Atacama” e ci troviamo a navigare tra sponde opposte del Mediterraneo, tra coste di paesi latini, dove l’accoglienza è spesso rifiuto. Eppure la musica è una stretta di mano, un ponte che unisce (“Parlo di noi”; “La canzone di pietra”; “Amor circular”).
“Atacama”, nome di un deserto situato tra il Perù e il Cile, rappresenta uno dei luoghi più aridi e inospitali del pianeta, ma è anche ricchissimo di minerali. In questa zona di transizione e ambiguità si nasconde la vita. Ecco allora che il deserto diventa città e la musica del mondo si fa umanità.
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La recensione Atacama! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-07-20 12:06:14
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