Vi capita mai di sentirvi fuori luogo? Che sia nel posto di lavoro, all'università o persino alle cene di famiglia. È forse una delle situazioni più spiacevoli e avvilenti nella quale ritrovarsi. Tuttavia, nonostante nell'immaginario collettivo non vi sia nulla di bello nel sentirsi fuori posto, se ci si sforza, è possibile trovarvi degli aspetti positivi. Ed è proprio quello che ha fatto il cantautore Luciano Nardozza con il suo secondo lavoro discografico: "Fuori Luogo". Nelle dieci tracce che lo vanno a comporre, Nardozza è riuscito infatti a far emergere la bellezza di chi vive nella piena consapevolezza di essere fuori luogo, elogiandone l'eccezionale spontaneità, nei gesti come nelle parole, e il relativo agire d'istinto, senza nascondersi dietro comportamenti preconfezionati.
Così, la prima traccia del disco, "Beata Ingenuità", ci invita a svegliarci dal torpore al quale ci ha abituato la società, per recuperare la spensieratezza che ci caratterizzava da bambini. Quest'album, tuttavia, non si ferma qui, ma procede nel suo viaggio all'interno della sfera emotiva dell'essere umano, rimarcandone la fragilità ("L'uomo di cartone"), osservandone la costante e faticosa tensione verso la felicità ("Nota"), fino ad analizzare l'insensata paura che ci assale allorquando giunge il momento di prendere in mano la nostra vita per trasformarla in un qualcosa di migliore ("La morte alle porte del cuore"). Il tutto viene reso tramite una scrittura fortemente descrittiva e delicata, tipica del (fu) sacro trio Fabi, Silvestri e Gazzè. Artisti questi che sicuramente hanno condizionato il percorso artistico di Nardozza e le cui influenze risuonano tanto a livello contenutistico, quanto a livello sonoro. Non è infatti un caso che all'interno del disco suonino musicisti del calibro di Gianluca Misiti, tastierista di Silvestri e Gazzè e Piero Monterisi, batterista di Silvestri (oltre che dei Tiromancino e molti altri). Attenzione, si parla di influenze musicali, non di emulazioni. Il lavoro del nostro artista si differenzia nettamente dai lavori dei cantanti sopracitati, soprattutto grazie alla più decisa presenza della componente elettronica, che aiuta ad attualizzare le sonorità del disco.
Luciano Nardozza ritorna dunque in grande stile, con un disco molto interessante, capace di conquistare facilmente ampie fasce di ascoltatori. Siamo curiosi di vedere quali saranno i suoi prossimi passi.
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