Le copertine ingannano. Questa degli Etruria, poi, non mi prometteva niente di buono. E invece. Caspita. Il collettivo romano (ma si definiscono “etruschi scampati ai romani”, e se buttate un occhio alla formazione noterete alcuni soprannomi derivati da antichi popoli pre-Spqr) è riuscito a stupirmi ben bene.
Il primo pezzo, “Ballhara criminale”, mi ha proiettato indietro di oltre 20 anni, al fondamentale “Memory serves” che fu dei Material di Bill Laswell e cioè, tradotto per chi non c’era o non sa: base funk micidiale e fiati hard bop jazz che svisano e conducono il pezzo. Roba che è avanti ancora adesso. Ma poi il disco è un fiorire di sorprese, guizzi inaspettati, trucchi e piroette: “Lucumone” colla sua tromba dall’andamento sornione che pare uscita da una colonna sonora di un film sulla mafia, vira subito verso il funk dei migliori poliziotteschi italiani anni 70. “Amore mediterraneo” coniuga la banda siciliana (pare di vedere “Divorzio all’italiana”!) al cantautorato swing e sbilenco stile Vinicio Capossela e Paolo Conte. “Tarantola”, “Medioevo” e “Nghè” proseguono sulla stessa falsariga, ma la terza derapa mirabilmente verso territori che appartengono più propriamente a St. Germain. Anche “Fate e transistors” ha sapori bandistici quasi da Nino Rota, tanto da far sospettare che gli Etruria si siano nutriti a pane e colonne sonore. “Tango faleriano” onora il suo nome, ma “Fiesta de madrugata” è quasi una outtake dei 4hero, ovvero distende ritmi quasi drum’n’bass su cui si distendono tappeti di accordi formati dai fiati, ma con il piglio particolare che avrebbe avuto Duke Ellington se fosse nato parigino e avesse incontrato Totò. Il viaggio degli Etruria si conclude con “(…)” e “Etruria criminale” più vicini all’ispirazione della opening track.
In definitiva nulla di nuovo, certo. Ma il bello di questo disco sta in alcuni piccoli miracoli. Primo, le diverse ispirazioni della band non stridono, ma creano una piacevole varietà arrivando anche a fondersi piacevolmente e intelligentemente. Secondo, i pezzi sono davvero belli, veloci, frenetici e divertenti. Disco ideale per folli corse in autostrada, lontano dalle code, ma lanciati verso vacanze marine. Olè.
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La recensione Criminale banda di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-07-19 00:00:00
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