Capita ogni tanto di chiedersi che futuro ci può essere per la trap italiana, dopo che negli ultimi anni si è presa praticamente tutto, ma diventando spesso la parodia di sé stessa. Sarebbe bello poter trovare una risposta in album come questo ‘Visioni’ di Deon, padovano classe ‘96 con i piedi ben piantati nel cosmo trap, ma con un background musicale più ampio (e si vede, per fortuna). Già dal beat di Visioni’ si nota una certa personalità nel sound e nelle produzioni, che hanno tutti i tratti fisionomici delle basi trap, ma presentano anche una certa varietà di ritmiche (le percussioni della title-track) e timbri (i synth vintage di ’Calamite’, le chitarre acustiche qua e là). Sulla musica, i versi di Deon raccontano gioie e dolori personali, di cuore ma non solo, scegliendo una prospettiva diversa dalla classica triade strada-soldi-firme, una sfumatura meno epica ma forse più sincera e in cui parecchi potranno immedesimarsi più realisticamente; le ragazze, gli amici, l’alcol e l’erba ma anche gli esami all’Università, in una poetica che forse ricorda un po’ una declinazione più rap dei racconti di vita quotidiana di Carl Brave e Franco 126. Più che i temi, a fare la differenza è una scrittura semplice ma immaginifica e vivace, che riesce a non appiattirsi sulle solite formule e il solito (ristretto) vocabolario. La seconda metà dei dieci pezzi del disco accusa un piccolo calo di qualità, quando le canzoni sembrano avvicinarsi un po’ allo standard trap sia per produzioni che liriche, (la dimenticabile ’Mal di testa’), risollevandosi con la conclusiva ’Sto una fa’ che, se non altro, brilla per un’inaspettata strofa del napoletano Tsunami, in un inedito team-up veneto-campano.
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