Diversi scenari sonori convivono senza soluzione di continuità in “Honest (H)Earth”, album di debutto di Den
Avevo ascoltato qualche mese fa il secondo album di Daniele Bettuzzi, in arte Den, intitolato “Injected”, e ne avevo apprezzato l’interessante fusione di generi diversi in un unico impasto coerente che, in maniera generale, si poteva definire pop rock d’autore dalle forti tinte British. Andando a ritroso nel tempo ho quindi recuperato il primo lavoro sulla lunga distanza sfornato dall’artista modenese un paio d’anni prima, “Honest (H)Earth”, sempre registrato a Birmingham, e ho avuto modo di confermare prima di tutto la vivace vena compositiva di questo prolifico cantautore ma anche di comprendere meglio il percorso che ha condotto fino ad “Injected” e che sembra esser partito inizialmente da richiami d’Oltreoceano piuttosto che d’Oltremanica.
Se però il secondo album risulta ben amalgamato, un po’ più spiazzante in certi momenti è questo “Honest (H)Earth” dove a volte sembra di sentire echi grunge à la Pearl Jam, altre viene sottolineato maggiormente il lato folk, proiettando la mente fino ai Blackmore’s Night, e altre ancora si fa spazio la solennità ampollosa di certo rock americano, il tutto con un’attitudine mainstream più spiccata e plastica rispetto al secondo lavoro. L’alternarsi di brani cantati dalla graffiante voce maschile e brani con protagonista la più pulita e squillante voce femminile sembrano sottolineare ulteriormente la frammentarietà di un discorso fatto di ispirazioni musicali sfuse e senza soluzione di continuità più che una visione variegata ma unita negli intenti, come avviene nel secondo lp. Maggior coerenza si può riscontrare nei testi, che compongono un viaggio introspettivo verso la salvezza, alla ricerca di se stessi.
Se avessi ascoltato prima questo disco avrei probabilmente consigliato a Den di mettere le briglie alla sua prolissità scegliendo una direzione più chiara verso cui rivolgere i suoi sforzi di autore e musicista raffinato, poiché, pur non essendoci particolari cadute di stile o di umore, “Honest (H)Earth” sembrava un disco pieno di indecisioni ed in perenne lotta tra il suo lato più ruggente e diretto, quello più epico e quello riflessivo. Con “Injected” invece Den ha trovato il suo equilibro e quindi questo debut album si può considerare come una finestra spalancata su tutti gli scenari che compongono il multiforme mondo dell’artista, per apprezzarne il ricco background.
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La recensione Honest (h)Earth di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-08-01 19:36:26
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