Il terzo lavoro dei Glamour Manifesto è un disco tutto da ballare scherzando sull’individualismo forsennato della società di oggi
Dall’uscita del disco eponimo sono trascorsi dieci anni intensi per i The Glamour Manifesto, durante i quali ci sono state gioie e dolori, soddisfazioni internazionali e turbolenze interne, e “Humalina”, un ep in Italia passato (ingiustamente) quasi inosservato. Tutto questo è confluito in “Cryptomaniac”, nuovo lavoro sulla lunga distanza, che tiene per mano i precedenti ep impersonandone un fratello maggiore, più alto, robusto e dallo sguardo fiero e sicuro (perché nel magico mondo della musica i fratelli “più grandi” nascono dopo quelli “più piccoli”).
Certo i tre in qualche modo si somigliano, hanno alcuni tratti in comune, con “Humalina” si scorge anche lo stesso profilo, ma mentre il “fratellino” del 2009 si scatenava come un forsennato su di un dancefloor pieno di gente non proprio spensierata ma che sfogava collettivamente le proprie angosce esistenziali e mentre quello del 2016 spargeva fumi di industrial per rendere l’atmosfera tossica, oscura e infuocata, questo fratello più grande razionalizza il meglio degli altri due e ne mette a lucido le reali intenzioni.
“Cryptomaniac” si prodiga infatti per continuare a soddisfare il pubblico estero con una buona dose di j-rock e soprattutto quello più giovane tramite le frequenti incursioni nel power pop, diventando però più introspettivo nei testi, elevando i livelli di causticità e la potenza dell’impatto sonoro grazie all’utilizzo di strumenti più “veri” (come dichiarano anche gli stessi Glamour Manifesto nella presentazione di questo disco), e facendo inoltre ballare – tramite la solida impalcatura elettronica – su coreografie più allucinate, come in preda ad una trance da grandi rivelazioni.
Un disco che inquadra in maniera più nitida la fisionomia di questa band veneta e ne prospetta brillanti sviluppi.
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La recensione Cryptomaniac di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-08-08 19:15:21
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