“Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere” diceva Bertolt Brecht. Da questo presupposto si innalza la voce “solitaria” ma non troppo degli Alcàntara, che si presentano con un album, intitolato appunto “Solitaire”, che trasuda fluidi rosa da tutti i pori per spargerli sulle coscienze sopite nel tentativo di risvegliarle attraverso la sacra potenza della musica.
Otto i brani per più di tre quarti d’ora di ballate prog, impennate elettriche ed evasioni sonore psichedeliche che raccolgono l’eredità dei Pink Floyd e ne fanno qualcosa che va ben oltre la citazione o le pura ispirazione, complici anche la tecnica sopraffina del quintetto siciliano e l’attenzione critica nei confronti degli squallori della società e di una classe politica imbarazzante a cui non ci si vuole rassegnare.
Il gusto raffinato per le melodie oniriche e le trame strumentali che costruiscono architetture solide e maestose fanno di “Solitaire” un lavoro ben più maturo di quello che ci si può aspettare da un esordio, sebbene ancora non completamente personale e svincolato dagli illustri precursori, cosa che comunque passa in secondo piano di fronte ad un disco così ben concepito e ricco di cambi di ritmo e arrangiamenti perfettamente funzionanti, con un’ottima dinamica che mantiene alta la tensione anche nei brani più lunghi.
Una nota di merito va anche agli stupendi assoli di chitarra (“Logan” e “After the flood” su tutti) e alle incursioni inaspettate di suoni e voci registrate ed effetti che vanno a sottolineare ulteriormente il concept.
La resistenza è iniziata, ora bisogna avviarsi verso la rivoluzione.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.