Partiamo dalla ragione sociale.Gasparazzo nasce dalle chine e dalla fantasia di Roberto Zamarin e finisce per diventare il protagonista di una serie di salaci vignette ospitate dalle pagine del quotidiano Lotta Continua. Citiamo, dalla quarta di copertina di un Millelire (“Gasparazzo, e la lotta continua”) pubblicato da Stampa Alternativa nel 1998: “Gasparazzo, operaio meridionale emigrato a Torino, ha incarnato i sentimenti di una generazione che in Lotta Continua trovò il movimento capace di rappresentare le proprie istanze e i proprio sogni”. Ecco, scegliere di chiamare un gruppo col nome di un feticcio della più importante organizzazione extraparlamentare degli anni ’70 significa praticare una scelta di campo. Netta e decisa. Significa scrivere a cantare canzoni arrabbiate, schierarsi dalla parte degli ultimi, dichiararsi antifascisti, dirne quattro all’attuale governo pentaleghista, ricordare personaggi cari alla sinistra italiana come Ettore Scola o farne riemergere altri dall’oblio, riferimento non casuale a Bruno Neri, il calciatore partigiano che non amava esibire il saluto romano. E, vivaddio, significa anche divertirsi e fare caciara, affrontare tematiche più leggere, scanzonate. Dice nulla un titolo come “Patata groove”?
“Pane e musica” è un agglomerato di energia, un disco totale che accarezza il reggae, sposa la patchanka, prende confidenza con il rock, attraversa i terreni della world music e del folk fino a sconfinare nei Balcani. Gasparazzo e la sua Banda Bastarda affrontano il loro ottavo album con un innato spirito freakketone, prendendo a prestito un suono in grado di cambiare sfumature e colori ma che poi riesce a restare fedele a se stesso. Fondamentale l’apporto della sezione ritmica, che regala compattezza e dinamicità, ma è il lavoro d’insieme a tenere in piedi un disco allegro e onesto. Che non offrirà nulla di particolarmente innovativo, ma è bello sentirsi circondati da qualche parola dissonante in un periodo come questo. E poi chissà cosa potrebbero essere capaci di combinare questi qua una volta piantati i piedi su di un palco...
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