Ci sono diverse cose che valgono in questo promo.
Altre che se fossi nei 24 Hours mi affretterei a riparare.
In primis una certa dipendenza a modelli molto definiti: “Stay” è un buon pezzo, ma davvero troppo U2, dal suono all’arrangiamento molto eighty, fino al timbro della voce, mentre “No War” sembra quasi un collage di diversi brani del fortunato gruppo irlandese, con tanto di The Edge alla chitarra.
Su “Feeling Like Me” i 24h pagano pegno ai Muse e in minor misura a Jeff Buckley, sia in termini ritmici e di metrica, sia armonicamente, altro limite del gruppo è quello di adagiarsi spesso su giri di accordi un po’ abusati nelle rock-ballad.
Indigeribili gli assoli di chitarra che spuntano fuori ovunque, tecnicamente ineccepibili, ma quantomeno datati (sto parlando di tapping, non so se rendo l’idea). Encomiabile lo sforzo di allegare i testi con relative traduzioni, anche se poi leggendo si avverte il limite espressivo dell’inglese, che se non è padroneggiato alla stra-grande, finisce per mordersi la coda, rincorrendo spleen di frasi fatte o non incisive.
Ok, tirate il fiato, il peggio è passato.
Dalla parte dei buoni sulla lavagna c’è la gran voce di Gerardo, roba che non si trova dal pizzicagnolo, poi la coesione della sezione ritmica e la padronanza tecnica di tutto il combo, le buone intuizioni melodiche, la bella variazione di “Voice”, e qualche riuscita invenzione, come il break al minuto 2:20 di “Left Tomorrow”, pezzo peraltro molto spinto. Al banco mixer non ci sarà Daniel Lanois, ma il disco suona bene, eccezion fatta per la batteria un po’ secca. Le foto e la grafica sono di prim’ordine. Il mio umile consiglio è quindi di sforzarvi per trovare una vostra direzione, in termini di suono, arrangiamenti e composizione, nei limiti dell’originalità concessaci nel 2006.
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La recensione 24hours EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-04-13 00:00:00
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