Disco matto, elettrico e disperatissimo:ovvio che ci piaccia assai il lavoro dei Horseloverfat
Quando è partito "Plastic Son" senza neppure sapere bene il perché, l'intera redazione si è fermata. C'era chi stava controllando la redazione dell'ultimo pezzo, chi stava riempiendo la borraccia con un po' d'acqua e chi si stava girando una sigaretta ma quando sono iniziate le note sghembe e seducenti della prima canzone di "Rotten Civetta", tutto si è letteralmente fermato. A mente fredda, qualche giorno dopo, quando ci siamo messi a scrivere questa recensione, vi confessiamo che abbiamo fatto non poca fatica a spiegare il perché. Sì certo gli Horseloverfat sono un gruppo che certamente sa il fatto loro e la loro psichedelia elettrica e piena di kraut-rock non è che lasci troppo indifferente, però ci sfuggiva il motivo principale di come potesse essere tanto ipnotica. E poi abbiamo capito, all'ennesimo ascolto per intero, con conseguenza momento di "cristallizzazione di ogni attività motoria", del disco. "Rotten Civetta" è tanto agglutinante perché il gruppo si è lasciato completamente andare, gettandosi alla, per così dire, deriva-creativa attraverso tutte le proprie influenze. E quindi avanti con lo "sci-fi e psichedelia della prima ora, elementi aleatori e destrutturati presi a prestito dal free jazz, dal minimalismo, dall'ambient black e dalla prima elettronica tedesca trovano spazio accanto a suggestioni esotiche fittizie e approssimative" come si legge nella scheda di presentazione della band. Perché questo sono Horseloverfat di "Rotten Civetta": caos creativo e generativo al ritmo del free-jazz che si sposa al kraut-rock. E noi non potevamo che rimanere innamorati e ipnotizzati al contempo no?
---
La recensione ROTTEN CIVETTA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-09-30 07:50:33
COMMENTI