Gli Habaneko ci mostrano una porzione di futuro in "Memento"
La sensazione che abbiamo avuto dopo un "robusto" numero di ascolti di questo "Memento" degli Habaneko è che la band nata "in bilico sul tropico del Garigliano" ci abbia mostrato, anche a più riprese, una buona porzione di futuro. Già perché il trip-hop dei laziali (anche se in certi momenti ricordano i gloriosi M+A nei loro episodi più compassati) in pezzi come "Birds" (la nostra preferita, ve lo diciamo così lo sapete e stiamo tutti tranquilli) ha davvero quel sapore futuristico che ci piace e che soprattutto rende "Memento" un disco se non altro diverso dalla maggior parte delle produzioni musicali italiane contemporanee. Non sappiamo, al momento, come potrebbe "suonare" dal vivo questo lavoro, eppure in studio la componente musicale si impone con grande forza, grazie ad uno studio e un cesellamento dei suoni che gli Habaneko hanno realizzato con sapienza e che mandato in sollucchero, in più riprese, i nostri padiglioni auricolari. Poi certo non tutti è perfetto in questo album, come ad esempio la traccia finale, "Mi perdo", dove il cantato in italiano (per altro quasi vagamente neomelodico potremmo definirlo, se non suonasse come la più classica delle bestemmie in chiesa!) non si sposa un granché bene con un tappeto musicale tra i meno ispirati dell'intero disco. Eppure gli Habaneko, volgendo il nostro sguardo e il nostro giudizio un po' più a "volo d'uccello", hanno fatto sicuramente un buon lavoro, migliorabile ma che oggi "suona molto bene". E questo, scusateci eh, ma merita una menzione d'onore, visto, per citare "La grande bellezza", al giorno d'oggi "È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore".
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La recensione Memento di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-09-04 07:33:08
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