Chi mette in rima le parole “cuore” e “amore” non può apprezzare Dox Morgan, un rapper italiano, classe 1991, dotato di estro e tecnica. La sua attività artistica, fatta di album e importanti collaborazioni dal 2008, è una bolgia infuocata di parole in un disegno mutante di pop, rap, hip-hop. Dopo aver ascoltato “Universi” possiamo azzardare una valutazione positiva di questo mix perfetto di sostanze musicali che ci catturano di pancia. Non ci troviamo di fronte al lavoro di un unico artista ma di un ensemble di spiriti liberi (Blue Virus, Huggy G, Dydo, Mr Gru ed altri ancora) che vorticano in rime dalle traiettorie solide. Dox Morgan e i suoi ragazzi hanno imparato a maneggiare materiali sonori e parole: il risultato è dato da pezzi straripanti, personali e complessi come gli “universi” che si propongono di raccontare.
Entriamo in orbita: la dimensione dell’ascolto è totalizzante. Rimaniamo sospesi tra correnti che scorrono e il moto dei corpi celesti, intorno a noi, è incessante. Il suono è attraversato da flussi di concetti e immagini, in rime mai banali; lo spazio siderale, guardato da molteplici prospettive, non perde mai il suo centro. Tutto converge verso un nucleo che sprigiona energia: si tratta dell’amore declinato nella sua essenza poliedrica. Tuttavia, dall’angolo più nascosto del nostro disastrato pianeta, l’amore non è armonia ma lotta (“Da zero”, “Solo io e la luna”, “Time-lapse”, "Doxcadrill”); è delusione e tormento (“Tulipano bianco”, “Flashpoint”), rimpianto e perdita (“Universi”, “Dopo tutto”), incomprensione (“Un giorno forse”), sesso (“One more night”), romanticismo (“Fillory”).
Alla fine dell’ascolto piombiamo al centro della nostra stanza, dove gli universi degli altri si intrecciano con il nostro per capire che abbiamo compiuto un viaggio dal notevole impatto emotivo. Ecco quello che abbiamo tra le mani: un perfetto disco pop-rap gustoso, circolare, compiuto. Da attraversare tutto.
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