Il fantasma di Manuel Agnelli, con ghigno losco e oscuro, sembra aggirarsi insieme ai suoi Afterhours in “Tutto il resto è merda”, traccia d’apertura di “Bulldozer” – il primo lavoro sulla lunga distanza dei Barbari dopo l’ep omonimo del 2016 – ma non resterà a lungo protagonista, pur tornando ad affacciarsi qua e là nelle tracce successive (soprattutto nell’ugola di Andrea Colcera), perché a schiacciare subito l’intruso ectoplasma ci pensa già la successiva “Maledetti colori”, con una sezione ritmica che prende a pugni e schiaffi come in un film di Bud Spencer (che poi è omaggiato un paio di brani più avanti) e porta le coordinate di “Bulldozer” su strade ruvide fatte di sabbia stoner e pietrisco blues tenuti insieme da un densissimo bitume heavy rock.
Suoni rocciosi che avanzano a volte con foga assassina e altre con circospezione, brani cangianti costruiti con strutture libere di inserire parti strumentali e cambiare ritmo seguendo solo la voce dell’ispirazione, ma anche “fuzz come se piovesse, distorsione e groove potenti e diretti” (come lucidamente dichiarano nella loro biografia), fanno di questo “Bulldozer” un album solidissimo nei suoni ma anche nei testi, tutti in italiano, che rappresentano diverse declinazioni del pensiero critico e insoddisfatto dell’io narrante.
Ho dovuto recuperare da Spotify la penultima traccia, “Coltelli nelle mani”, che per qualche ragione qui su Rockit la band non ha caricato, ed è davvero un peccato che qui non sia presente, dato che si apre scaricando addosso tutta l’energia di una centrale elettrica in esplosione ed inoltre ha uno dei testi più velenosi contro la società moderna (“stasera per cena si mangia un sano e gustoso cellulare”).
Insomma: teniamo “d’orecchio” questo gruppo.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.