Un ep di immagini di vita estiva tra buonumore e distrazione in versione reggae e folk
La storia è questa: in una provincia senza orizzonti e dagli odori intrisi dell’umidità di un fiume poco distante, scorrono le giornate di un giovane che ama scherzare con la vita attraverso la musica. Gli amici, la chitarra, le ragazze e il cielo malinconico della routine fanno da sfondo all’estate che se ne va. Da questi incroci di quotidiana narrazione nasce un ep di immagini di vita scanzonata tra sesso, riflessioni sulla morte, sull’amore e piccoli rimpianti. Il reggae e il folk mettono di buon umore, e le quattro canzoni, nella loro forma ottimale, appaiono come uno strumento di cazzeggio e distrazione. Qualche mese fa l’artista in questione aveva presentato un piccolo album di leggende popolari della Val Camonica, nell’intenzione di valorizzare la cultura del suo territorio. Oggi qual è il suo intento?
Parlarci della potente attrattiva che la femmina esercita sul nostro cantautore, tanto da renderla una divinità in grado di guidarlo in questa vita e nell’altra pure (“Fikalan-Guydà”), giocando sul doppio senso del titolo; riflettere sul significato della morte, prendendo in giro la morte (“Morire”) e ribadendo il concetto una seconda volta in “Morire (radio edit)”; pensare alle infinite possibilità di un incontro, alle cose rimandate ad altri momenti, ad altre vite che non ci appartengono più (“La capanna sudatoria”).
Non so. Forse avrei aspettato che decantasse l’album precedente prima di far uscire così presto un “trittico esistenzialista” che mette in bocca all’artista pensieri superficialmente esistenziali. E’ solo un modo per salutare l’estate che se ne va?
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La recensione Trittico esistenzialista #1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-09-30 20:10:07
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