La caratteristica del viaggio neshamanico è l’impasto sonoro di diversi generi e il consapevole rimescolamento di ideologie apparentemente distanti.
Il termine “neshamà” compare, nella Genesi, nel verso che parla della creazione dell’uomo: “Il Signore Dio formò l’uomo di polvere della terra, gli ispirò nelle narici il soffio vitale, nishmat-chaiim, e l’uomo divenne essere vivente”. Ora, che cosa ci vorrà mai comunicare questo power trio lombardo, i Neshamà appunto, che ha da poco pubblicato il suo disco d’esordio “Animante”? Il messaggio è decisamente complesso e sono numerosi i riferimenti: dal Cristo esoterico alla Cabala ebraica, dai Veda al Buddhismo passando per molti ricercatori di verità, tra i quali Jung, Panikkar, Yannaras, Crowley, Agostino, Leonardo.
“Animante” è il viaggio di un uomo dalla venuta sulla Terra fino alla sua dipartita, affrontando tutto il ventaglio emozionale, psicologico e spirituale del suo percorso esistenziale. È un lavoro che presenta messaggi profetici, salvifici in ogni brano. Intendiamoci: come la stessa band ha avuto modo di affermare, il messaggio neshamanico non è legge e non è dogma bensì una delle tante prospettive da cui guardare il mondo, lo spirito intrinseco delle cose e degli uomini. Detto fatto. Il disco si apre con una spoken word, “Galà d’anime”, dove si invita l’ascoltatore a meditare da subito su alcuni concetti chiave: “Le verità di oggi sono le falsità e gli sbagli di ieri, che ciò a cui attribuiamo veridicità e valore è stato deciso da chi dirige il pianeta. E se la direzione del mondo non ti piace dubita e capovolgi ciò che ti consigliano come giusto. Quella è soltanto la via dei potenti!". Anche il brano che segue, “La via”, un brano tostissimo ed energico, dove riff duri si alternano ad arpeggi intricati dal sapore progressive, si apre con un messaggio ben preciso: “Tutto quello che so non lo so. Ho tutti i vizi di Dio, ogni virtù uccide l’io”. Si prosegue con un’altra spoken word, “La porta del dubbio”, per arrivare, poi, a “Dio della genesi” dove emerge tutto il lato progressive della band. “11” inizia con un riffone di chitarra che si dipana, poi, per tutto il resto del brano fino a quietarsi negli ultimi secondi del brano. “Deliquio d’amore” è un'altra profetica spoken word (“Celebra l’istante, tu eterno indissolubile compagno, perché in verità potrebbe anche non essere mai esistito niente al di là di quest’unico atto”). Intensa e corposa “Jesus’s Back”, dove si alternano parti che si avvicinano al gospel e arrivano fino al metal più oscuro. “Solstizi” parte in sordina che sembra, paradossalmente, quasi un pezzo dei Baustelle, per poi aprirsi in un rock aggressivo e militaresco. Il disco si chiude idealmente con “Om” l’ennesima, profetica spoken word.
E’ davvero difficile dare una definizione di questo lavoro, sicuramente buono ma non eccezionale. Lo stesso sound è di ardua catalogazione, a metà tra il prog, il rock d’autore e il metal. Probabilmente, la definizione migliore sta proprio in un verso di “11”: “Il segreto non è essere complessi ma muovere la complessità”. Si, perché se l’intento primigenio dell’album è quello di convogliare un serie di messaggi ben precisi, smuovere gli animi, le coscienze, le complessità di ogni singolo individuo, beh, allora questo disco non potrà che porci davanti a numerosi quesiti sui quali riflettere.
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La recensione Animante di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-18 15:24:00
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