Daniele Tommasini
The Art Of Waiting 2019 - Sperimentale, Elettronica, Shoegaze

The Art Of Waiting
21/09/2019 - 11:06 Scritto da Doriana Tozzi

La trance dell'arte di aspettare nell'ep di Daniele Tommasini che delinea una "frenetica staticitĂ " fatta di tensione e riflessione

Un paesaggio sonoro digitale fatto di rappresentazioni elettroniche ci si presenta di fronte accedendo al mondo di “The art of waiting” di Daniele Tommasini. Sin dal titolo si percepisce l’esitazione, il bisogno di attendere per esser sicuri, la voglia di fare meglio correndo il rischio di procrastinare troppo… “The art of waiting” è la sublimazione dell’attesa, la nobilitazione delle riflessioni che essa produce attraverso la sua frenetica staticità, che può sembrare un ossimoro ma che invece il mondo sonoro di Tommasini rende reale e tangibile.

Sin dal primo brano, “Afraid to start”, si assiste a più di un minuto di “attesa”, appunto, resa attraverso suoni lontani che crescono avvicinandosi senza fretta, quasi temendo (come suggerisce il titolo) l’avvio di questo disco. In realtà proprio il loro lento sviluppo non fa altro che caricare l’ascolto di tensione e proiettarla verso l’inizio vero e proprio del brano, che giunge con un loop ritmico dopo circa un minuto e mezzo di “frenetica staticità”.

“Friction” invece sembra rappresentare musicalmente lo sguardo sulle lancette dell’orologio e lungo i suoi otto minuti è il pezzo che meglio rappresenta l’impazienza durante l’attesa, che esplode poi in evoluzioni disturbate di effetti e rumori ai limiti dell’allucinazione. Non meno pulsante è il batticuore di “Unconfortable weight” che a sua volta evolve in scene in cui l’artista trentino gioca con le dinamiche, tra pause e riprese, respiri e agitazione. La potenza dell’introspezione si scatena invece nella delicata “Unsaid”, brano che trascina nel cuore dell’ep e proietta infine verso la conclusiva “I’ll tell you when it’s over”, ricca di dettagli che sembrano non volersi fermare con la chiusura di questo lavoro.

L’ambient di Tommasini è elettronico ma non danzereccio, i suoi ritmi sono plastici e pulsanti ma per delineare figure solide più che per muovere i corpi, inoltre i suoni e gli accordi sono dilatati e aperti ad evoluzioni sperimentali che tendono alla trance. Un ep di non facile assimilazione e dalle mille sfumature che si lasciano cogliere solo un po’ alla volta, lentamente, un ascolto dopo l’altro.   

 

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