Tu puoi avere fiducia in tutto il pop che vuoi, essere rock'n'roll. Ma può comunque non bastare. Ci sono momenti nella vita di una persona in cui da soli non ce la si può fare, si ha bisogno di un aiuto esterno, per riuscire a continuare. Che il corpo è fragile e la vita violenta, diceva qualcuno. E aggiungici una città come Milano, sullo sfondo, in cui sono centomila le volte che hai detto "ho la febbre ma ti porto fuori a bere". E forse non sempre era romantico e forse neppure sempre a Milano. Come dici? Quanto freddo nei polmoni, che dolore? Eh già... E vogliamo parlare di quando a Porta Ticinese piove ma c'è il sole? Non sei di Milano, non capisci. Non conosci i Baustelle, non capisci. Non parli nemmeno più la mia lingua, la nostra lingua. Io sono il corvo Joe, faccio spavento. Sono tenebre i miei abiti. Hai visto che ho rimesso il cappotto dell'anno scorso? Che così forse mi riconosco. Ma quella era un'altra canzone. Non sei quella ragazza che va via. Quel pomeriggio a dirsi ti amo e poi addio in quel parco cantato in una canzone sempre dei Baustelle centomila anni fa. Mammamia. Quanti anni aveva? 16 o 26. Quanti anni ha? 16 o 26. Poco cambia, evidentemente. Emotivamente instabile, viziata ed insesibile. Giorni sconclusionati. Ma la causa scatenante, il motivo vero, siamo io e te. Io che l'ho tradita tu che le sei stata amica. Cazzate. Enormi cazzate. Tu lo sai il motivo scatenante ma non hai avuto il coraggio di dirmelo. Questa non è una recensione. E sai cazzo me ne frega, le recensioni andate a leggerle dove le fanno con regolarità, su tutte le altre riviste che le hanno già fatte. Loro sono seri. Loro riportano i fatti. Ti dicono che il 'Corvo Joe' era stata scritta per Celentano. Ti dicono che questo è il 3° disco del gruppo chiamato Baustelle, il primo sottocontratto major. Loro gestiscono i flussi. Loro contabilizzano le emozioni. Bravi loro. Io no. Ma di questo disco se si è onesti non si può fare una recensione, bisogna ascoltarlo e basta. E restare attoniti in silenzio. E poi ascoltarlo e ascoltarlo e ascoltarlo. Come abbiamo fatto per tutto ottobre e novembre qui in redazione. Rotazione massiva ossessiva. Non c'è nulla da scrivere. Stilish Nihilist! Devi fare la recensione, è 3 mesi che hai il disco. Sì, peccato siano anche 3 mesi che la tua vita è esplosa. Anche quella di Bianconi, Francesco Bianconi cantante dei Baustelle, da quando ha deciso di venire a Milano. Per Forza, non puoi fare un disco così se non sei finito nell'Inferno almeno una volta. Se non hai mai masticato la lucertola. Se non ti sei chiesto ma cosa ci sto a fare qui? Milano Odia. La Vita è Agra. La Vita è Malata. Malavita. Fetida. Revolver nascosti nei paltò. Bicchieri prosciugati. Il mondo guarda e io non so guardare il mondo e prenderlo. Gelida la mano dell'Amore che prima ti strizza le palle e poi ti strappa il cuore e lo getta sotto la prima metropolitana piena di zombie che passa. E ride. E non ho più niente e non piango più. Poi rivedere la luce che nasce, a volte, in alcune mattine al neon che non diresti mai, dietro al Pirellone o in fondo a Lorenteggio. O in piazza del Duomo. La madunina d'oro chissà quanti soldi a rubarla e rivenderla. E non è l'Angelo, non è un miracolo, non è la Mano del Signore. Nessun miracolo a Milano. Cosa ci sto a fare qui? Da dove arrivo? Da dove arriva Francesco Bianconi cantante dei Baustelle? Piglio da dandy provinciale del nuovo millennio che sbarca in città. La provincia raccontata con garbo da qualcuno che l'estetica/anestetica provinciale la conosce molto bene. Affittasi crepuscoli balere ad ore piccole morire la domenica chiesa cattolica. Questo è Cinema. Come la Vita. La Vita è un Cinema. E in mezzo a centomila splendide comparse, noi siamo alla regia. E la scenografia la studiamo come più ti aggrada o secondo il budget previsto in qualche stracazzo di ppm. Non era così? Ma vaffanculo. Verrebbe da uccidersi e stop. Vero? E invece va tutto bene. Anche se una canzone di questo disco si intitola perchè una ragazza d'oggi può uccidersi. Gridalo forte: Nonostante le bombe vicine e la fame, malgrado le mine, sul foglio lasciò parole vere di vita: La Guerra è Finita.
Disco dell'anno per molti. Disco di certo fondamentale per l'intera musica italiana. Pietra Miliare, come si suol dire. Ma quello conta meno di qualsiasi battito del cuore salvato, regalato, speso. Con stile, e poesia, e coraggio. E per quanto riguarda questa recensione: il disco compratevelo. Poi lasciate o fatevi lasciare dal vostro Amore, poi ubriacatevi per 3 mesi di fila. Poi la recensione scrivetevela voi.
Musica maestro:
"Ed i cantanti dalle radio cantano. Ed ogni anno foglie morte cadono. I calendari cambiano. Ed i famosi ridono. E tutto il resto è inutile. E le modelle per la strada sfilano. Ed ogni anno foglie morte nascono. Comete nuove cadono. Per un errore cosmico. E l'universo inutile"
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