L'album "Archipel{o}gos", il primo full lenght dei Mata, è rumore, musica, arte, studio e istinto: tutto insieme. Il trio di Macerata, infatti, ha un approccio sound art alla musica: spazia dal noise all'industrial, attraversando due sottogeneri dell'elettronica come il Glitch, che nasce dagli "errori" delle macchine digitali, e la IDM, ovvero la Intelligent Dance Music. Il gruppo marchigiano, d'altra parte, definisce il proprio lavoro come "Un viaggio trasversale nell'infinità dei linguaggi", tra improvvisazioni, esperimenti e "derive digital hardcore".
"Archipel{o}gos" può suscitare interesse anche per come è stato realizzato: la registrazione è stata "effettuata in presa diretta in studio e con le casse riprese in un gazebo in legno e vetro", utilizzando "grancasse sia elettroniche sia acustiche, queste ultime messe in verticale e suonate con mallet o bacchette". Tra gli strumenti usati dalla band ci sono la chitarra, le batterie, il basso e il synth.
"Message No.11" dà il via all'album trasmettendo fin da subito una certa carica, supportata da una voce oscura, mentre "M&D" ha un andamento ritmato e ripetitivo. Tocca poi a due pezzi "acquatici": "Underwater" trasmette effettivamente una sensazione di apnea tribale, "In The Pool" crea un'atmosfera abbastanza distorsiva e alienante. Seguono altri due brani che potrebbero essere collegati: "A Multitude" sembra dominato da una percezione di pericolo, quasi da far mancare il respiro, mentre "The Block" è un'immersione thriller. "What's your Cover?" pare portare con sè e con la sua voce robotica anche una certa dose di tetra ironia. L'album si chiude tra suoni taglienti con un altro "Message", il "No.29", della durata di oltre 8 minuti.
Ascoltare il disco dei Mata è un'esperienza particolare: durante lo scorrimento delle tracce, si può avere quasi l'impressione che nella testa prendano vita le immagini futuristiche, distopiche e fantascientifiche di un film o una serie tv ancora sconosciuti.
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