Un esordio soave, “Game Existence” si libra tra John Lennon e Samuele Bersani
Che i Beatles giocassero un ruolo fondamentale nella storia di queste canzoni era ben chiaro sin dalle prime due tracce, le uniche in inglese. Ma leggendo la biografia Riccardo Boffa la situazione si fa ancor più chiara:
“Sono un cantautore e polistrumentista di ventidue anni. Vengo da Milano, zona Lambrate. Ho iniziato a suonare la batteria e la chitarra a dieci anni, dopo aver visto il film "Help" dei Beatles ed esserne rimasto folgorato.” Alla chitarra e alla batteria dobbiamo probabilmente aggiungere la pianola con la quale esordisce in “Take the Blame”, il risultato, raffinatissimo, incredibilmente suona come una lyrics postuma di John Lennon interpretata in chiave acustica dai Beach House o da Adam Green.
Dalla terza traccia, “Mattia Pascal”, l’album, cambiando lingua, muta anche il volto lasciando trasparire le velleità cantautoriali di Riccardo capaci di dipanarsi in testi ironici e curati, ben più maturi della reale età anagrafica, in canzoni che non ci sorprenderemmo a trovare in un album di Daniele Silvestri o di Samuele Bersani.
Dobbiamo forse chiamarti “Nuovo Dente”. Auguro il meglio a questo ragazzo che ha già trovato uno spazio nella mia playlist di spotify. Anche se, ahimè, non so ancora cosa consigliarti, ti preferisco in italiano o in inglese?
“Game Existence”, in un’unica parola, Soave.
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La recensione Game Existence di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-09-23 18:05:00
COMMENTI (1)
Grazie Mille!!