Un lavoro incredibilmente misterioso. E per questo tanto interessante
Parte "Orchid/Slave" e uno non può che rimanere impietrito sulla propria sedia. Già perché "Solitude is the playfield of Satan" di "Lei, (No) innocence" è un lavoro talmente stratificato e oscuro da obbligare l'ascoltatore ad uno sforzo di concentrazione e, perché no, di immedesimazione fuori scala rispetto ad un disco "tradizionale". Le spire soniche del ambient virato a tinte fosche di "Solitude is the playfield of Satan" è infatti il principale motivo del grande fascino di questo lavoro che, lo diciamo subito, come potrete immaginare non di immediata fruizione: abbiamo infatti iniziato a raccapezzarci, più o meno, all'interno di questo vero e proprio "dungeon musicale" solo dopo il terzo/quarto ascolto e i punti di domanda e le questioni in sospeso sono molte. Ma è forse questo che rende un disco del genere tanto speciale: ovvero la sua capacità, praticamente unica nel proprio genere, di smarcarsi da etichette e definizioni standard e di obbligare, di volta in volta, l'ascoltatore al già citato sforzo e di ascolto e di interpretazione. Astraendo e allargando un po' questo concetto, fino ad una buona dose di esagerazione, potremmo dire che "chi ascolta ha un peso specifico pari a chi suona": un disco quindi in divenire, magmatico per eccellenza e oscuro per natura.
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La recensione Solitude is the playfield of Satan di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-16 08:19:42
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