I padovani Junction giungono al terzo lavoro sulla lunga distanza con “Dive”, un nuovo tuffo tra le sonorità garage e punk a stelle e strisce, soprattutto di matrice Nineties, e folate di brit rock dei primi anni del terzo millennio, amalgamate tra loro con uno spirito scanzonato e anticonformista.
Per orientamento insomma “Dive” non si discosta molto dai due precedenti dischi del gruppo, il debut album “Let me out!” e il successivo “Hardcore summer hits” ma, pur seguendone la scia, questo lp mostra delle naturali evoluzioni soprattutto nelle sonorità e nella cura degli arrangiamenti, pieni di sfumature e soluzioni allucinate (su tutte vanno annoverati il lungo ed energico ponte strumentale della riottosa “Far away” e le chitarre della conclusiva “The widow”, giusto per fare due esempi tra i più riusciti).
L’anima lo-fi del gruppo comunque si aggira ancora tra le tracce e prende forma in modo particolare nelle chitarre distorte che varcano orgogliosamente i confini del clipping in “Bombay movie”.
Già dal primo ascolto di questo nuovo episodio discografico comunque si nota che la band veneta negli ultimi quattro anni (il tempo intercorso dal disco precedente) ha progressivamente maturato un sound più deciso, sempre schietto, diretto e ubriacato da melodie liquide ma con le idee più chiare e una resa finale più efficace, la cui energia è sicuramente da scaricare soprattutto in sede live.
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