Un esordio oscuro che conduce in un viaggio dentro i più nascosti angoli del nostro subconscio tra rock, stoner e divagazioni psichedeliche
L’oscurità travolge già dalla copertina di questo “VIMĀNA”, nuovo lavoro dei Folwark, che fa delle tonalità fredde e scure la propria bandiera sonora. Il titolo si legge “vi mena” e il riferimento non è casuale alla violenza dei ganci rock e dei montanti stoner che il duo umbro sfodera in queste otto tracce strumentali che costituiscono il loro esordio sulla lunga distanza.
La sinergia tra Francesco Marcolini (chitarre, synth) e Tommaso Faraci (batteria, theremin) è evidente negli aperti dialoghi che i due avviano con i loro strumenti: le chitarre corrosive e distorte di Francesco a volte propongono un tema o riflettono su una linea melodica da intraprendere e le martellanti ritmiche di Tommaso le spalleggiano complici dando più vigore alle frasi; altre volte avviene il contrario ed è Tommaso a indicare la direzione che gli strumenti di Francesco enfatizzano e traducono in riff. Entrambe le sezioni strumentali cercano comunque di portare avanti, attraverso questi dialoghi, ricerche di groove narrativi ed evocativi che conducano, come spiegano nella presentazione del disco, in “un viaggio dentro se stessi e attraverso le sfere dell'atmosfera, sulle tracce di un’intuizione catartica o alle prese con un oscuro presagio”. L’oscurità, appunto, di cui si parlava anche all’inizio e che in “VIMĀNA” è rappresentata sia dai toni gravi e le fosche armonie delle composizioni e sia dalla tensione crescente dei brani, che si accumula fino ad esplodere e poi ricominciare.
Un lavoro che lascia intuire la trance psichedelica in cui i due rocker umbri si immergono per scrivere i loro pezzi e che trasmette in buona parte anche all’ascoltatore, avendo clemenza poi di riportarlo alla realtà più dolcemente, sulle note della breve traccia conclusiva “Weather P.”.
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La recensione Vimana di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-11 17:35:22
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