Split Neverland 2019 - Urban

Disco della settimana Neverland precedente precedente

Un disco pop educato, misuratissimo, semplice e molto meno banale di roba dieci volte più pretenziosa. Un flow rodato e poetico che si appoggia su quella che potrebbe già essere la prod migliore dell'anno.

Odi la Dark Polo sì ma quanto è bravo Sick Luke - così andava un molto poco memorabile pezzo di qualche anno fa, per mano di un cringissimo Raina. Sick Luke è bravo, uno dei migliori produttori in Italia-bravo, e questa è la ri-ri-riconferma che lo è ancora di più fuori dal mondo trap. Questo è più un disco di Mecna in realtà, ma partire parlando di Sick Luke rende l'idea di quanto contino le produzioni in questo album.

Rispetto alla media di questi progetti in Italia - album rap sì ma con innesti di cantautorato, post Frank Ocean e Tyler, the Creator, cupi ma non del tutto neri, più suonati che campionati etc etc etc - e al netto di questi riferimenti, questo disco non è derivativo. Il suono è asciutto, pop, dosato, in una proporzione perfetta, più che alla trap il gusto si avvicina agli M83 e Legend of Zelda. Elegante, divertente, nuovo. Il fischietto di Neverland, se la base fosse finita a un A&R americano e non a Mecna, sarebbe rimasto in tutte le radio del mondo per almeno tre anni. E poi è molto, molto suonato, e il feel è più quello di una band e che di un beatmaker. Questo merito anche dei due fondamentali add-on in studio: Alessandro Cianci (ormai immancabile side di Mecna) e Valerio Bulla (I Cani, tipo.). A Bulla, Cianci e Luke: vi prego non litigate e lavorate insieme per sempre, vogliatevi bene e fate un sacco di bambini. 

I topoi di Mecna rimangono gli stessi: essere presi male come forma d'arte, le love ballad, Milano e i suoi rituali profani e le storie d'amore. Ma rispetto a Blue Karaoke, e ancora più che in Lungomare Paranoia, lo sguardo si fa più ampio e meno focalizzato. Mecna è più inclusivo e lungimirante, a tratti quasi positivo. Probabilmente il miglior Mecna dai tempi di Laska, e se me lo chiedi pure di più. Più caotica la parte di feat., in Neverland sono tutti belli singolarmente, insieme ognuno fa la sua e viene fuori un'accozzaglia troppo piena, peccato: due artisti e basta, e il pezzo avrebbe guadagnato in purezza, essendo una delle tracce più forti. Un po' meno per Non Dormo Mai, dove comunque Luchè risulta un po' buttato in mezzo - ovviamente Tedua è Tedua, e Generic Animal in una cosa del genere è ovvio che ci stia bene, lui piccolo padrino dell'urban emo pop in Italia. 

Un disco pop educato, misuratissimo, semplice e molto meno banale di roba dieci volte più pretenziosa. L'ascolta è facile, familiare dal primo ascolto. Un flow rodato e poetico che si appoggia su quella che potrebbe già essere la prod migliore dell'anno. 

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La recensione Neverland di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-14 11:41:00

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