Dopo le 15 tracce del precedente Afroshock torna Lewisland con Back in town, un nuovo lavoro più snello, ma dal groove non meno sensuale e accattivante.
La calda voce liquida del polistrumentista friulano (ma nigeriano d’origine) danza morbida su pezzi a cui non manca mai il ritmo. Un lavoro sempre ben amalgamato, con melodie soul e arrangiamenti vicini al funk e all’r’n’b americano da classifica. Sì perché, pur essendo un lavoro autoprodotto (e “indie” nel vero senso della parola) Back in town scorre limpido con i suoi suoni levigati e le sue curatissime armonie valorizzate da un missaggio attento, che nulla hanno da invidiare alle produzioni da migliaia di dollari che partono dagli Stati Uniti per colonizzare tutto il globo.
Alle influenze “mainstream” il nostro abbina un’introspezione quasi spirituale, più vicina alla cultura africana che al capitalismo trumpiano, e un gusto melodico squisitamente rilassato e orecchiabile. Ma non per questo scontato, anzi piuttosto raffinato e genuino.
I diversi featuring con voci femminili (quelle di Mode Barbara, Nicole Volpato e La E) arricchiscono ulteriormente il combo nel quale è davvero difficile scegliere un brano più rilevante degli altri: sicuramente l’opening track Rolling Stone (in collaborazione con Mode Barbara) consolida sin da subito le qualità e le intenzioni dell’artista. Decisamente intrigante è anche il singolo The dreamer con le sue sfumature rap e l’intensa doppietta finale di May I Insist e Ghetto Religion, che rallentano i ritmi facendo scendere sul disco un sipario vellutato.
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