Un esordio costruito sartorialmente unendo cantautorato, strumentale, prog rock, jazz e psichedelia
L'esordio dei Foschia, “Dalla Città al Cielo”, racchiude tanti mondi. Ridipinge il vissuto che i giovanissimi membri del gruppo hanno sperimentato in prima persona, ma anche, sicuramente, ciò che hanno ascoltato tramite le opere firmate da chi è nato prima di loro. Tramite accenni multipli al cantautorato classico, all'indie, alla psichedelia e al rock alternativo inglese, con timidi riferimenti alla sperimentazione prog, viene presentata l'ascesa di un ipotetico personaggio, in termini sia fisici che psicologici. Non c'è un brano che primeggi sugli altri ma emerge un discorso generale e continuo, come una sorta di racconto costruito sartorialmente cucendo tra loro quelle che sono state le pagine più importanti della storia della musica.
Tutti nati tra il 1999 e il 2000, i bolognesi Foschia hanno unito influenze artistiche apparentemente lontane (tra loro e da loro), riuscendo a farle convivere e creando un ventaglio di possibilità che spazia dal jazz all'hard rock, fino ai cantautori italiani, con qualche divagazione strumentale. L'“Entrance” lisergica sfiora i dieci minuti di durata ed è uno spettro completo dell'essenza della band, complessa e varia. “Dio della morale” e “Dalla città al cielo” omaggiano i classici mentre “Different ways” li mette alla prova con una ballata in lingua inglese. Si potrebbe migliorare ulteriormente la scrittura, già buona, ma questo inizio ha sicuramente delle buone potenzialità.
---
La recensione Dalla città al cielo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-11-15 15:10:21
COMMENTI