Alla base delle sonorità scelte da Anacleto Vitolo per il progetto K.lust c'è una particolare predilezione per le atmosfere cupe e dense di movimenti tormentati: "Slow Down", arriva tre anni dopo l'esordio di "Liven", continuandone il percorso concettuale. Così come il disco precedente celebrava la ciclicità della natura mediante un aproccio tribale, alla base del nuovo lavoro c'è infatti una riflessione sulla civiltà umana e sulle moderne declinazioni della società, raccontate servendosi di un'impalcatura sonora ricca di idee e di stimoli diversi.
A rendere particolare "Slow Down" è l'attenzione al dettaglio, in una ricerca musicale che muove dalla perfezione digitale dell'elettronica per sporcarne l'algida precisione attraverso suoni, strumenti, distorsioni e rumori di fondo, dando vita ad una creatura ibrida, viva ed estremamente concreta.
Una composizione molto personale che riesce per questo ad essere coerente e ad avere un'identità molto forte, trascinando l'ascoltatore dentro in un ambiente irreale e oscuro dentro il quale non è semplice trovarsi a proprio agio.
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