Mortecattiva e dj Panino tornano sulle scene, poco battute, di quella che qualcuno ha definito lol rap, o rap demenziale: per celebrare i vent'anni dalle prime rime pubblicano insieme “Dellamorte Dellemone” che, come il personaggio di Sclavi di cui storpia il nome, porta con sé amore e morte. “Amore” inteso nella maniera più volgare e da bar a cui si possa pensare e “morte”, nel senso che non c'è aspetto della vita umana che sia immune all'ironia, clamorosamente dissacrante, delle rime del rapper trentino.
La comicità dei testi è spiazzante e decisamente noir, mai politically correct e riesce a far storcere il naso praticamente a chiunque: dal brano sull'abbandono del cane in autostrada (raccontato in prima persona dal carnefice, che gioisce nel vederlo arrancare dietro all'automobile) a “Il mainsplaining spiegato alle donne” (che riprende, con toni giusto un po' più cupi e splatter, “Eri piccola così” di Fred Buscaglione) fino a “Fuck the (fashion) police” in cui Mortecattiva riesce a infilare, in un innocente brano sulla moda o sul disinteresse per essa, una buona dose di sfottò verso la polizia.
La sensazione è che ci sia più hip hop in questo che in tantissimi dischi recenti di pseudorap da classifica; Mortecattiva costruisce, in una solida infrastruttura, un teatro dell'assurdo che diverte e che merita di essere ascoltato. La strumentale è notevole: atmosfere dark, a volte quasi horror, rendono l'album molto interessante anche sotto l'aspetto dei suoni e l'autoironia, di cui il disco è saturo, rende il progetto trentino decisamente valido e mostra come per fare il rap non sia necessario essere pieni di sé.
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