Marracash ha sempre mostrato tutti i suoi lati nei suoi dischi, non ci ha mai nascosto niente; lui stesso dice che per molti è come un fratello maggiore. In Marracash ci si identifica perché è vero. Lo è sempre stato, fin dagli inizi, quando ci spiegava chi fosse nel suo primo disco "Marracash". Abbiamo subito conosciuto le sue origini siciliane e la Barona, il quartiere dove è finito a vivere arrivato a Milano. È passato del tempo da quel disco e in mezzo ce ne sono stati altri tre più uno con Gué Pequeno e poi tour e programmi tv e collaborazioni e featuring. Questo è quello che abbiamo visto e sentito noi, ma nel frattempo Marracash ha anche vissuto la sua vita, come Fabio Rizzo, 40 anni proprio quest'anno, e l'ha messa tutta in questo album.
“Persona” è costruito attorno al concetto di corpo e delle sue parti; è un disco pieno di simboli eppure così concreto e tangibile. Ascoltare questo disco è come vedere il corpo sezionato di Marracash e mi ha fatto pensare a Frida Kahlo, che spesso rappresentava meticolosamente parti del suo corpo nei suoi dipinti. Anche Marracash ha trasformato le sue esperienze e il suo dolore in arte, in un disco dai beat potenti e dalle sonorità davvero uniche; l'uso di rime e parole confermano Marracash come il migliore rapper italiano degli ultimi dieci anni.
Un disco importante, impreziosito dai featuring, curatissimi nei minimi dettagli; i brani sembrano cuciti addosso agli ospiti, e così Marra percorre tutti i mondi musicali, dalla tecnho alla trap, al più classico del rap, dando nuovi messaggi alle generazioni più giovani e portandosi dietro lo zoccolo duro che è cresciuto con questa roba e che amerà questo disco. Rabbia e schiettezza ci sono sempre (“sogno internet down”), la Barona anche, c'è un periodo buio e la voglia di riscatto ed è così che “Persona” suona potente e allo stesso tempo dolce e malinconico, a tratti realmente triste (“tristi, mi hanno detto che ho degli occhi tristi”).
Nel suo intento di associare ad ogni ospite una parte del suo corpo, Marra affida il suo essere più profondo a Madame e tha Supreme, e poi Sfera Ebbasta: l'anima e l'ego. E se la sua anima è dolce e pura, come Madame, il suo ego è estroso come tha Supreme e Sfera. Continuando sull'estrosità e sulla follia che diventa ragione c'è “Greta Thunberg”, mix di suoni e campionature, il synth di Cosmo, lo stomaco, quel ritornello provocatorio che ti entra nel cervello: “Ce la posso fare, posso fare meglio di mio padre, cambiare, la mia razza si estingue!”. È tutta energia positiva.
Coez invece è il cervello di “Quelli che non pensano” grandiosa reinterpretazione del brano di Frankie Hi-NRG Mc e Ice One, “Quelli che benpensano”, vero classico del rap italiano. Oggi a differenza di vent'anni fa quando Frankie criticava il medio borghese ipocrita italiano, siamo tutti noi quelli che non pensano, che non vanno in fondo alle cose. Ma oggi c'è anche poco in cui credere, tutto si sfalda, anche sotto i nostri piedi, ed è per questo che hai bisogno di uno scheletro forte che ti sorregga e ti tenga su.
E non è un caso che ci sia Gué Pequeno a fare lo scheletro di questo disco. Anche lui e alla sua maniera ha messo dolore e sofferenza, e in “Niente in cui credere”, sui suoni dei Black Savage, con Marra sono due pilastri, diversissimi eppure perfetti insieme. Passando dalla pelle con Mahmood e dai muscoli con Luché, Marracash ci racconta ogni parte del suo corpo e tutto quello che non ci ha detto in questi tre anni, delusioni, sofferenze, relazioni sbagliate, ma anche moltissime riflessioni.
“Appartengo” è forse il manifesto del disco, e infatti ne è il sangue. Marracash sembra quello dei primi anni e con lui c'è Massimo Pericolo; sono molto simili, per indole ma anche nel modo di comunicare, profondo, chiaro e diretto. Il tributo ad Ambra Angiolini è una delle piccole perle sparse qua e là tra le canzoni. Marracash ci ha mostrato la sua parte più vera, anche e soprattutto in tutti gli altri brani del disco, da solo, senza featuring, senza maschera, attraverso le parti del suo corpo si espirme con la solita passione di sempre che rinforza ancora di più le sue parole.
Ad impreziosire e rendere questo disco memorabile è il suono e come suona; le produzioni di Marz, TY1, Dardust, Charlie Charles e Big Fish, tra gli altri, fanno scorrere le canzoni proprio come una medicina in vena e arrivano esattamente dove devono arrivare. Nello stomaco come un pugno, o nella gola a crearti un groppo, nel cuore per scaldartelo un po'. Fabio ha scosso Marracash o forse Marracash ha liberato Fabio ed è venuto fuori "Persona", che è la sintesi di un momento di equilibrio perfetto tra i due.
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