Tristan Bründler è, certamente, un artista poliedrico. Già perché il "fantasista musicale" in anni di carriera ha confermato più volte come le sue scelte, in campo artistico e non, siano dettate principalmente dalla sua voglia di sperimentare, financo di osare, piuttosto che da fredde logiche di mercato. E in questo "Chyo" pare confermare in toto tutto questo. L'album in questione, infatti, è una sorta di allucinata esplorazione dei baratri del suono, attraverso una sperimentazione nella musica elettronica che è prima di tutto "ricerca filosofica" e dopo, soltanto dopo, analisi in chiave musicale. Ecco allora che la techno oscura e profonda di "Black Chords" si inserisce perfettamente in questo nostro discorso. La terza traccia è infatti, oltre che la nostra preferita, anche quella in cui maggiormente sono rintracciabili le istanze di Tristan, ovvero quelle di lasciarsi guidare dal suono, unica e sola divinità in grado di convincerlo a "credere in qualcosa". E assieme a lui anche noi siamo portati a credere vi sia, magari nascosto sotto qualche velo di Maya più apparente che concreto, un qualcosa di trascendente al puro dato materico. Chissà che non sia celato proprio in mezzo a Black Chords" o in qualche altro pezzo di questo folle e adorabile album?
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