"Yellow (Volume 1)" di Alberto Nemo fa parte di una trilogia, l'album è composto da riletture e reinterpretazioni di brani italiani.
Si parte con il classicone di Luciano Ligabue: "Urlando contro il cielo", per poi richiamare all'ordine anche un "Ed ero contentissimo" di Tiziano Ferro, dove Alberto velocizza tutte le strofe e come un mangianastri canta il ritornello, ma senza dare aria alle parole, ritmo serrato e produzione elettronica, un incubo ad occhi aperti, ritmi soffocanti.
Altre produzioni, nuovi sound, nuovi modi di cantare le strofe. Ricordiamoci che sono cover, ma non sembrano affatto come le originali. Alberto evita l'effetto karaoke, anche se il festivalbar potrebbe essere dietro l'angolo, l'arrangiamento dei pezzi, sempre molto cupo, dona spiritualità, inquietudine e un pizzico di apprensione come in "Amata solitudine", penultima traccia dell'album.
Alberto dimostra di non essere a Sarabanda, nè al Karaoke di Fiorello, che è un po' l'effetto che si rischia di ottenere quando si cantano cover di grande successo. Alberto crede in quello che fa.
Attualissima è la quarta traccia "Abué (Morte di un Trap Boy)" di Margherita Vicario. Tutto il disco emana un'aura di seriosità, con attitudine all'introspezione. Un progetto dal lato oscuro, un turbamento, così si mostra "Yellow (Volume 1)" ai miei occhi.
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