Scendere negli abissi de Le Pietre Dei Giganti è come scendere negli inferi del grunge delle origini, è come nuotare nel buio con Eddie Vedder vestito da sirena che ci fa strada per riemergere da queste acque ostili, mentre squali affamati a forma di Melvins e Kyuss tentano continuamente di farci a pezzi.
Gli abissi de Le Pietre Dei Giganti sono la rappresentazione di tutto questo tradotta in musica, in nove brani massicci e pestati, pesanti come macigni e potenti come pugni nello stomaco, che la band fiorentina ha appunto raccolto sotto il nome di “Abissi”, il loro primo lavoro sulla lunga distanza che segue l’ep autoprodotto (e registrato in presa diretta) “Fanno male!”, uscito nel 2016.
Lorenzo Marsili (voce e chitarra), Francesco Utel (chitarra e cori), NiccoloĚ€ Pizzamano (basso) e Francesco Nucci (batteria e campionamenti) attraversano con questo lavoro le proprie personali angosce, le paure per un futuro sempre più incerto o peggio ancora avverso, e combattono contro i propri mostri alla ricerca di “una traccia di umanità sepolta, una luce ed una consapevolezza”.
“Abissi” si presenta perciò tanto introspettivo quanto attuale e universale nelle sue tematiche, enfatizzate da una sezione strumentale ruvida e graffiante, fatta di chitarre abrasive e una sezione ritmica rocciosa che procede dritto per la sua strada senza voltarsi indietro. Guardano invece indietro, soprattutto al grunge e allo stoner degli anni 90, gli arrangiamenti, che in mezzo ai richiami delle band citate all’inizio, non lesinano divagazioni psichedeliche né conclusioni ossessive e ipnotiche, delineando un album coerente e solido.
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