"Questa non è Nashville" ma la Garbatella e non è detto che sia un peccato, anzi. In questo modo, forse un po' affrettato ma non così lontano dalla realtà, si potrebbe riassumere il disco di Daniele Marini. Marini infatti realizza un disco "country che più country" non si può eppure, rispettando abbastanza la fedeltà e gli stilemi di questo genere musicale, ci inserisce quel tocco di "romanità" che non guasta e che gli conferisce un "sapore" unico nel suo genere. Ad esempio "La morte in faccia", la sesta traccia che è anche quella che maggiormente apprezzato, è un bella commistione tra Roma e Nashville in cui, tra l'altro, si possono ravvisare le doti non di poco conto, dal punto e della scrittura e della composizione, di Marini. Intendiamoci: non siamo di fronte ad un livello, sia per gli arrangiamenti che per i testi, "di livello mostruoso". Marini è un buon artigiano della canzone country ma proprio questa sua "vocazione alla modestia" è, forse, la cosa che maggiormente ci è piaciuta di più. Probabilmente si sarebbe potuto osare di più e alcuni passaggi sono un po' dei passaggi a vuoto, come "Donne" per dirne uno, eppure, a conti fatti, "Questa non è Nashville" è un disco molto buono, con alcuni picchi e qualche, piccolo, baratro. In fondo, come ci insegna la cronaca cittadina, la strada che da Roma va a Nashville è bella lunga, alle volte anche affascinante ma, il più delle volte, piene di buche.
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